SBRIGATI ! VIENI NELLA NUOVA CASA:
http://eppifemili.blogspot.com
Ci vediamo lì !
Ci vediamo lì !
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Dopo “The Honest Scrap Award”,
Dopo “Le 7 cose che non si sanno di te”,
Dopo “Le 134 Cose che Vorresti Fare Mentre ti Tagli le Unghie dei Piedi”,
FINALMENTE IN ESCLUSIVA
ARRIVERA’ A BREVE SU EPPIFEMILI NIENTEPOPODIMENOCHE’…
IL TEFPOW !!!!
Grafica con effetti glitter di Myspace
SCUSATE SE E’ POCO.
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Domenica mattina.
Afa bestiale.
Capelli umidi, sudaticci e pelle appiccicosa.
Una di quelle sensazioni che hai quando sei su una nave in mezzo all’Oceano Pacifico per dieci giorni di fila.
Peccato però che sono in una Roma rovente a combattere contro il sanpietrino infuocato da un sole impietoso.
Meno male che nel supermercato c’è l’aria condizionata a palla.
Un sollievo.
E’ quasi un’esperienza mistica.
Pensa un po’ come sto messa.
Cerco la lista.
Ovviamente dimenticata a casa.
Mi rassegno e comincio a vagare.
Mi barcameno fra scaffali e aree frigo, cercando di mettere insieme quello che mi serve.
Carico finalmente il carrello e arranco verso la fila alla cassa.
Dietro di me un signore sulla settanticinquina.
“Se vuole può passare avanti“. Gli dico sorridente con la gentilezza ed il rispetto dovuti alle persone anziane.
Lui manco mi guarda e mi scavalca.
La signorina della cassa comincia a far passare la sua spesa sul lettore prezzi:
Biiip-latte; biiip-birra (ah! Il signore sbevazza); biip-uova; biip-balsamo (ma se cià tre capelli in testa!); biip-bloccoaquadretti; biip-limoncellodellacostiera (aridaje! Questo è alcolizzato).
Lui improvvisamente pontifica con voce tonante rivolto alla cassiera:
“Quando te vedo la mattina penso: ammazza quanto sei brutta”.
Mi giro basita verso i due.
Lei, la santa donna che non sarà Sharon Stone in Basic Instinct ma che brutta non è affatto, con tanta, tanta pazienza, se lo guarda impassibile e sputa un altro biiiiip-cetrioli.
Il sensore prezzi si è istantaneamente trasformato in una pistola lanciafiamme che con veemenza spara biiip-acqua, biiiip-pomodori, biiiiiiiiip-patatinepai.
“Ma come mai sei così cattivo questa mattina Alvaro? Dovresti essere contento. Ti fanno pure passare avanti alla fila“, fa lei a lui.
“ Si. E magari sarebbe gentile se ringraziasse“, intervengo piccata:
Lui mi scruta dal basso verso l’alto e replica:
“Alla signorina la ringrazio si. E je do pure un bacio“.
Me lo guardo ormai irrecuperabilmente indispettita, con aria di sfida.
Cerco gli occhi della cassiera, conidividendo uno di quei rari momenti di solidarietà femminile che non si scordano facilmente nella vita.
Poi rispondo decisa:
“No, davvero.
Un grazie sarebbe più che sufficiente.
Biiiiiip!!”.
Lo so. Non avrei dovuto farlo, ma confesso: mi ha dato tanta soddisfazione.
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E’ settembre.
E’ tempo di cambiamenti.
In casa Eppifemili c’è bisogno di una ventata di aria fresca.
Dopo tanti dubbi,
e ripensamenti,
e perplessità,
alla fine mi sono decisa.
Coerente con ciò che abbiamo da poco fatto noi, questo blog trasloca.
Salpa verso una nuova avventura.
Queste pagine che ormai da mesi sono la succursale di casa mia, puntano dritte verso una sfida elettrizzante.
E’ stato buffo rileggere rapidamente i post in cui ho raccontato, giorno dopo giorno, la nostra vita quotidiana (mia e di Homo), con i suoi piccoli imprevisti, le gioie e anche le follie.
Ho cercato sempre di descriverla con ironia, perché è il modo che più mi assomiglia.
Spero di esserci riuscita.
Spero che tu che stai leggendo ora, vorrai seguirmi.
Spero che non mi perderai per strada.
Io non lo farò.
Spero che il nuovo anno (che per me da sempre inizia a settembre e non a gennaio) porterà a tutti noi ciò che davvero vogliamo.
Ho portato via con me tutti i vecchi post, ma purtroppo non mi è stato possibile salvare i vostri commenti.
Tuttavia, sono molto felice di anticipare che nella nuova casa ci sono molte belle sorprese.
Per un po’ i due blog coesisteranno.
Ma a breve Eppifemili sarà solo su:
ps: eccheddiocelamandibbona.
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Vi ricordate per caso di S., l’ amica di cui ho ripetutamente parlato QUI ?
Quella che, essendo single, è una divoratrice assatanata di mondanità ed appuntamenti?
Beh! Magari a voi non interesserà, ma fatto sta che S. è appena tornata dalle vacanze.
S. è andata in Grecia.
Su un’isola fantastica che chiameremo Oskiolampapopulus.
S. si è divertita un sacco a Oskiolampapopulus e, durante la prima telefonata di aggiornamento, mi ha descritto a grandi linee l’andamento delle sue ferie appena concluse.
“Ciao Eppi, tesoro! Come stai?”
“Bene grazie. E tu cara? Quando sei tornata?”
“Da un paio di giorni. Sono stata in Gracia, a Oskiolampapopulus. Cioà… non puoi capire. Un posto intergalattico.
Un mare dapaura. Eppoi una vita molto soft.
Cioà, davvero.
Con le mie amiche abbiamo passato fantassici giorni di relax, in una
locasciòn mooooolto cuul.
Questa volta gniante nait cleb. Gniante vita mondana.
Sono stata veramente alla grande”. A quel punto sono tentata di chiederle le prove inconfutabili, perchè mica ci credo tanto.
“Ne sono felice”. Magari per una volta si è redenta.
“Si. Guarda. Ho capito un sacco di cose”. E lì comincio seriamente a tremare.
“Abbiamo fatto davvero una vita semplice, lontano da questa società moderna del cavolo“. Oddio, che fa?! Me la butta sul sociale?!
“Al giorno d’oggi siamo abbituati a ‘sto consumismo, ‘na cifra di condizionamenti. Lì invece gniante: mare, sole, riposo”. Prosegue convinta, manco fosse andata in Papua Nuova Guinea.
E comunque per la cronaca, si. L’ha buttata sul sociale.
“A davvero?”, incalzo io basita.
“Si guarda. Tiggiuro! An certo punto ho detto allamiche mie:
Oh! Lasciatemi qui.
In fondo, i vestiti ce li ho per un anno;
le scarpe pure;
i costumi mi bastano per due anni.
Stoappostocosì. Sto”.
Mi rendo conto che, a quel punto, di fronte al problema del luk, la questione sociale non poteva che andare decisamente a farsi fottere.
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E’ incredibile.
Qualcuno ha deciso di insignirmi del
FANTASTICO
MERAVIGLIOSO
STRABILIANTE
INCOMMENSURABILE
premio The Honest Scrap Award!
La responsabile di tale operato è mammYX nonché l’artefice del fantastico
Il premio funziona così:
Condizioni del premio: raccontate ai vostri lettori 10 cose che si sappiano o meno di voi ma che sono vere. Indicate dieci persone che hanno diritto al premio e siate sicuri di far loro sapere che sono stati contrassegnati (un breve commento sul loro blog andrà bene). Non dimenticate di collegarvi di nuovo al blogger che vi ha premiato.
E quindi, come da copione, eseguo il compito e vado ad
elencare le mie 10 cose.
PRIMA COSA:
sono a dieta dalla tenera età di 14 anni.
Ho alternato periodi di magrezza assoluta
a periodi di totale normalità.
In ogni caso, in pratica posso tranquillamente affermare
che sono AFFAMATA DA UNA VITA.
SECONDA COSA:
Ho da sempre la fobia delle farfalle.
Si. Avete capito bene. Quelle leggiadre, colorate e delicate
creaturine che tutti adorano.
Se poi sono falene, c’è la seria possibilità
che io cominci a saltare a destra e a manca urlando come un’invasata
nel bel mezzo di una macumba.
Per capirci: se mi passa a due centimetri un topo, un serpente,
un facocero namibiano,opure un triceratopo del cretaceo , io non batto ciglio.
Ma se avvisto a 10 metri da me una simpatica e colorata farfallina
io divento tipo la sposa cadavere e vado lunga per terra.
TERZA COSA:
Sono assolutamente incapace di stare senza fare nulla
per più di 10 minuti.
Quando sono molto ma molto stanca, decido che è tempo di riposo.
Allora mi apparecchio bel bella, magari sul divano, decisa a non
muovere un muscolo eccetto quello dell’indice per cambiare canale
sul telecomando.
Mi prendo da bere; qualcosa da sgranocchiare. Poi mi guardo intorno.
Dopo che mi sono guardata intorno, mi riguardo intorno.
Mi faccio un paio di domande. Mi do qualche risposta. Penso a due, tre cosette.
Poi mi chiedo: e ora che faccio?
A quel punto, easusta e stressata più di prima, mi
alzo e mi invento qualcosa. Sono irrecuperabile.
QUARTA COSA:
Adoro la mia Eppi-dog. Incondizionatamente e senza riserve. La vizio e la rivizio.
La coccolo e la ricoccolo. La sbaciucchio e la risbaciucchio.
Il problema sorge quando le parlo e mi aspetto pure che lei mi risponda.
QUINTA COSA:
Sono una irecuperabile puntuale. Embè? Direte voi. Embè, vi dico io, in un mondo di gente che ti fa sempre aspettare almeno un quarto d’ora ad ogni appuntamento, il fatto di spaccare il secondo è una notevole fonte di stress.
Se poi si considera che quando voglio fare la figa (e farmi attendere a qualche appuntamento) succede che il traffico svanisce nel nulla, o che becco il parcheggio proprio di fronte alla mia destinazione, divento anche una puntuale involontaria. Il quel caso aspettare il tizio o la tizia di turno mi fa incavolare ancora di più.
SESTA COSA:
ore 9:00 am: “Mamma buongiorno come stai?”
ore 10:00 am: “Ah, scusa mamma. Mi potresti ripetere che strada devo fare per arrivre a XXXX?”
ore 12:35 pm: “Si. Ciao mamma. Scusa ancora. Ho dimenticato di chiederti se puoi passare in studio più tardi”
ore 3:00 pm: “Mamma! Non potrai mai immaginare che mi è successo poco fa…”
ore 6:00 pm: “Ma per cena stavo pensando di fare….”
ore 8:00 pm: “Buonanotte mamma. A domani”
…E che ci volete fare? Sono figlia unica.
SETTIMA COSA:
Essendo io disordinata, non paga di ciò, ho pensato bene di fare la botta di matto e sposare uno che è come me ma moltiplicato per 30. Della serie “masochismo in età contemporanea“. Poi ci credo che Aldonsa se ne va in vacanza!
OTTAVA COSA:
Amo viaggiare. Se poi durante il viaggio si soffre un po’ per la fame, la sporcizia, gli spostamenti interminabili, le attese infinite, la mancanza di prenotazioni…beh! Allora per me è proprio una vacanza DA PAURA!
NONA COSA:
In 18 anni che possiedo Fiorello il motorello (adorato
Honda SH del 91 di cui ho già parlato a lungo in un precedente post),
non l’ho MAI, E DICO MAI, E SOTTOLINEO MAI….LAVATO.
Mi vergogno da sola. Grazie.
DECIMA COSA:
Non so leggere i sottotitoli dei film perchè, sapendo di avere poco
tempo a disposizione prima che cambino,
mi emoziono e vado in tilt.
Questo è stato uno dei motivi principali per cui
mi sono impegnata seriamente e ho imparato le lingue.
Lo so. Non sono normale. Arigrazie.
Detto ciò, insignisco dell’autorevole premio The Honest Scrap Award:
– http://www.tendallegra.blogspot.com/ : perchè come usa il lucidalabbra lei, non ce n’è. Ma soprattutto perchè la considero la mia sorellina di penna. Grazie Tendaaaa!
– http://donnaemadre.wordpress.com/ : perchè la mia esistenza virtuale senza i suoi commenti non avrebbe senso.
–http://ginocchiaapunta.splinder.com/ : perchè è per me il simbolo del genio e sregolatezza. Lo adoooooro!
– http://scientificamente.wordpress.com/ : perchè le sue “elaborazioni” servono davvero un po’ a tutti noi che lo leggiamo.
– http://ilmondodiarthur.wordpress.com/ : perchè, lui lo sa, è semplicemente delizioso.
– http://www.mammaimperfetta.it/ : perchè è come una cara amica. Sai che c’è.
– http://stellasolitaria.wordpress.com/ : come si f a stare senza una stella?!
– http://www.tuttodoppio-gemelli.it/ : doppio di tutto, compresa la simpatia.
– http://comicheincassa.splinder.com/ : quando una è intelligente va premiata cavolo!
– http://se-telefonando.blogspot.com/ : dulcis in fundo !
Pubblicato su eventi di rilevanza cosmica | Contrassegnato da tag premio, riflessioni, vincitore | 31 Comments »
Ma uno che ci va a fare in Sardegna se poi si ritrova:
– chilometri e chilometri di spiagge simil-caraibiche che a guardare verso l’orizzonte sembra di stare a Santo Domingo ma se ci si gira verso la terra si vedono migliaia di ombrelloni colorati con sotto altre migliaia di persone appanzall’aria.
– la signora Lucia vicina di ombrellone che alle trediciezerocinque esatte tira fuori dalla borsa frigo nell’ordine: LA PEPERONATA, GLI SPAGHETTI AL SUGO, LE MELANZANE ALLA PARMIGIANA E LA MACEDONIA DI FRUTTA che il bambino Paolino (undicenne di 820 chili) trangugia puntualmente con la massima nonchalance.
– palline proiettile provenienti dal tizio che gioca a racchettoni sulla battigia a 2 metri da te ma che, siccome è una schiappa, le manca tutte; risultato: ho il corpo pieno di lividini tondi che mi danno un simpatico aspetto di “zebra a pois”.
– una fila per il caffè di decine di assatanati che si affollano inferociti nei pressi dell’unico bar della spiaggia di turno.
– un’altra simpatica fila per il parcheggio che, datosi che noi ce la prendiamo comoda ovvero ci presentiamo in spiaggia non prima delle 13:00 (emmica ci possiamo perdere le guest stars “Paolino e signora Lucia” in azione!), puntualmente troviamo a circa 2 km dalla spiaggia. Risultato: arriviamo vicino alla riva con un kiwi in bocca e le narici felpate.
Onestamente, se non fosse per il fatto che la spettacolarità del paesaggio mi ha con forza suggerito di tornarci in un calmo mese di giugno o settembre,
…direi proprio che ci sono delle dinamiche sociali che mi sfuggono.
ps: bentrovati a tuttiiii!! A voi come sono andate le vacanze?
Pubblicato su paturnie stagionali | Contrassegnato da tag fila, folla, riflessioni, spiaggia, vacanza | 18 Comments »
Signori ecco le buone nuove di casa Eppi.
Dopo un periodo decisamente poco confortante in cui si sono succedute problematiche varie soprattutto legate alla schiena malandata del mio Homo, pare che la situazione si sia normalizzata.
Almeno sufficientemente per consentirci dieci giorni di vacanza.
Da vecchi.
Ospiti di alcuni amici, in Sardegna.
In casa; in modo che possiamo all’occorrenza far riposare Homo.
Vicino al mare; in modo da non avere spostamenti troppo traumatizzanti.
In Italia; in modo da favorire un rientro rapido ed indolore in caso di necessità.
Della serie: “manco mi’ nonno”.
Non vi sto a raccontare che metà della valigia è occupata da medicine.
Non vi sto neanche a raccontare che pare io non possa prendere il sole causa antibiotico che potrebbe riempirmi il corpo di macchie che manco la mucca Carolina. La qual cosa mi vedrà frequentare le spiagge solo nelle ore mattutine e bardata di scafandro e ombrello parasole.
Uno spettacolo imperdibile.
L’importante è che oggi si parte, salvo contrordini improvvisi.
Per il momento incrocio le dita.
Pure quelle dei piedi.
ps: buone vacanze a tutti voi. Grazie per il sostegno dimostrato in questi giorni. E’ pure probabile che vi becchiate qualche post direttamente dalla splendida Sardegna dato che la nostra vita sociale sarà pari a quella di Villa Arzilla nell’ora di punta.
Pubblicato su paturnie stagionali | Contrassegnato da tag amici, famiglia, Homo, mare, marito, relax, riflessioni, sole, spiaggia, vacanza | 23 Comments »
Ebbene si. Dopo giorni e giorni di sedute psicologiche preparatorie, nonchè osservazioni attente dell’operato della signora Sofia venuta puntuale a casa a bucherellare il posteriore di Homo per 5 giorni…
ME SO’ LANCIATA.
O meglio, ho lanciato.
L’ago.
Proprio lì, dove generalmente non batte il sole.
Ma dove ora batte una cifra il nervo sciatico.
Dentro il mio cervello mi sono ripetuta venti volte la sequenza delle cose da fare.
La fronte imperlata di sudore, ho visto avvicinarsi il momento.
Ho caricato la siringa. Allontanato la mano.
Ho mirato con attenzione.
Velocemente la pelle di Homo si è avvicinata come in uno zoom al microscopio.
Più vicina.
Più vicina.
ZAC.
Fatta.
Per poco non sono svenuta.
Fortunatamente ciò che mi ha impedito di apparecchiarmi ai piedi del letto è stata la voce del mio medico curante al quale avevo chiesto il giorno prima:
“Scusa ma alla peggio, cioè se sbaglio, che succede?”.
Già immaginavo un’emorragia, un’embolo, un disastro insomma.
Mi vedevo vedova inconsolabile vestita di nero con impermeabilino lucido anni settanta e scarpe scamosciate nere con zeppa.
(E che cazzo! Quando una cià classe, cià classe sempre no?!)
Il dottore mi ha guardato e placido mi ha risposto:
.
“E che je succede? Je viene er bozzo!”.
Pubblicato su quisquilie | Contrassegnato da tag coraggio, Homo, marito, matrimonio, puntura, siringa | 14 Comments »
Quando fa tanto caldo, Roma è ormai semi vuota e uno non sa proprio come ammazzare il tempo la sera, secondo voi che fa?
Gli altri non so.
Ma noi di Eppifemili (che siamo una cifra creativi) ce la spassiamo al pronto soccorso.
Eh si!
Per la serie “Ciarifanno“, proseguono le avventure di “Eppifemili Vs. il sistema sanitario nazionale”.
Anche detta “Estate Romana”.
Il clou dei nostri eventi mondani si svolge generalmente fra le due ore di ibernazione in sala d’attesa per l’accettazione e le successive due ore sul lettino con la flebo accanto.
Fatto sta che ieri il povero Homo ha avuto di nuovo forti dolori alla schiena e io, vista la mia totale impotenza di fronte alla situazione, ho pensato bene di chiamare il 118 e farlo portare all’ospedale.
Ci siamo fatti un bel giretto panoramico in ambulanza (per noi il primo in assoluto).
Esperienza interessante che ci ha dato modo di vedere Roma by night decisamente con una diversa prospettiva.
Arriviamo al pronto soccorso.
Un altro questa volta perchè mica siamo ripetitivi noi!
Io ovviamente a quel punto mi aspetto, ANZI PRETENDO che arrivi Doctor George Clooney in persona ad accoglierci.
Cazzo! Almeno un lato positvo ci deve essere.
Peccato che mi ritrovo davanti Danny de Vito che dal suo metro e cinquanta (suole di scarpe comprese) ci annuncia che:
la terapia fatta finora è tutta sbagliata;
che non è servita a niente la somministrazione dei farmaci;
che ora gli fanno un forte antidolorifico e che ha solo bisogno di massaggi in quanto trattasi di una brutta contrattura muscolare;
last but not least, che me lo fanno riportare a casa in un paio d’ore.
Tuttapposto.
Alle ore 3 del mattino sono ancora in sala di attesa e nel frattempo ho il piacere di fare la conoscenze nell’ordine di:
– signore pugliese di 88 anni che orbita nelle sale d’attesa dalle ore 17:45 con un sospetto mal di pancia; è in attesa che qualcuno lo assista. Ma dato che ha tutta l’aria di non passarsela proprio male, i dottori continuano ad ignorarlo. Anche lui evidentemente ama L’Estate Romana.
– professore universitario con enormi scarpe nere a forma di palla di modello non precedentemente catalogato, accompagnato da figlio. Lui si, fico.
– ragazza con coliche renali dagli occhi sorridenti che da 4 ore attende il risultato delle analisi del sangue e alla quale è stato appena diagnosticato di essere semplicemente… piena di feci. Poi dice che il sistema sanitario italiano non funziona.
Insomma dicevo alle 3 passate del mattino vedo in lontananza come un miraggio.
Ma si! E’ Homo (entrato in barella) che esce dalla sala sui suoi piedi e piuttosto in forma.
In realtà pare che si sia fatto 3 canne consecutive di quella buona. Ma deve essere l’effetto dell’antidolorifico.
Pare che la nuova terapia (giusta stavolta) sarà risolutiva e sta gia producendo i suoi effetti.
In quel momento penso che forse quella sarebbe stata l’ultima notte al pronto soccorso per un bel pezzo.
Ma quello che non so è che non sono l’unica persona che ha elucubrato riflessioni lamentose nelle precendenti 4 ore.
Mentre imbocchiamo il corridoio, quando già posso vedere la porta di uscita dell’ospedale, compare un’infermiera arruffata e affaticata sulla quarantina che trascina un lettino sul quale giace una signora strombazzante.
Mi guarda e, con voce che rimbomba in tutti i corridoi ormai semideserti, fa:
“Me vojo fa’ trasferì al reparto rianimazione. Almeno quelli non parlano”.
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Ero pronta, con la testa che mirava il muro per iniziare a dare una serie di capocciate di disperazione dovute allo stress, alla noia, al caldo, al ritiro in casa forzato per assistere il povero Homo incriccato, QUANDO il mio angelo custode Master mi chiama e mi dice che passerà in serata per portarmi fuori a prendere un aperitivo e poi dirottare verso casa per cenare tutti insieme.
Si presenta alle 9.
Lo saluto mentre mi si illuminano gli occhi.
Se si considera che la vita sociale di Eppifemili in questi giorni raggiunge il picco massimo alle 10:30 quando l’infermiera viene a fare le punture a Homo, si può ben intuire il mio stato d’animo nel vedere una faccia amica.
Sto per chiudere la porta di casa ma lui mi fa:
“Aspetta che C. sta salendo le scale“.
“Come C.?! Ma non era a casa con un piede ingessato?!”
“Si. Infatti è con le stampelle, ma ora riesce a camminare. Me lo so’ caricato sulla vespa e te l’ho portato”.
C. arriva sulla soglia con stampelle, pedalo tribanda bianco RIGOROSAMENTE SENZA SCARPA e incarnato pallido.
Si sbraca sul divano proprio accanto a Homo che giace ancora semi-immobile e dolorante.
Io e Master decidiamo di scendere per prendere delle pizze e lasciamo i due infermi in casa.
Tanto do’ vanno conciati così?
“Ok ragazzi. Io non mi porto nulla. Neanche le chiavi. Tanto mi aprite voi.”
Appena finito di pronunciare queste parole, mi giro e guardo la scena: uno sdraiato supino sul divano con un milione di cuscini a sostenere muscoli doloranti.
L’altro seduto con una gamba alzata poggiata sul tavolo e le stampelle accanto, manco fossero le sue migliori amiche.
Per la serie: “scene che non avremmo mai voluto vedere: immobilità assoluta – la vendetta“.
Mi rendo conto di avere appena detto una cazzata:
“Come non detto. Le chiavi me le porto dietro”.
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Continuano le tragicomiche avventure di Eppifemili.
Ieri ci hanno visti protagonisti di una fantomatica nottata.
Homo colpito da un improvviso quanto lancinante dolore alla schiena.
Decidiamo: destinazione pronto soccorso.
In questo strano movimento di cose e persone, Eppi-dog ci guarda basita.
Secondo me pensa con l’unico neurone che le gravita nel micro cervello, che stiamo cercando la sua palletta defunta.
Usciamo barcollanti.
Carico Homo sul maggiolone blu elettrico del ’72 che è parcheggiato sotto casa.
Già a quel punto sembriamo Totò e Peppino.
Arrivo sgommando all’ospedale.
Il tizio della guardiola mi scruta.
Guarda Homo ricoperto di tatuaggi e coi capelli lunghi.
Poi guarda la macchina che pare uscita da un film anni 70.
Poi, splendido, mi fa:
“Scusi! Dove crede di andare lei? Mica c’è una festa qui!“.
“Senta, mio marito non può muoversi. Lo devo portare al pronto soccorso. E’ urgente“.
Mi scruta di nuovo con l’aria di chi sa che sto dicendo una cazzata, ma mi lascia passare e pontifica:
“Lo scarichi e poi parcheggi la macchina fuori”. Ma che è una cassetta di zucchine?! Stiamo forse ai mercati generali?
Eseguo e riparto di corsa.
Ovviamente le probabilità di trovare un parcheggio di domenica notte a Trastevere sono pari allo 0,00000001 %.
Ne deduco che faccio prima a riportarla sotto casa (a pochi passi per fortuna) nella speranza di trovare quello che ho appena lasciato.
E infatti lo ritrovo.
Che culo.
Riparto di corsa alla volta del pronto soccorso, questa volta a piedi.
La cameriera amica del ristorante sotto casa mi vede, mi saluta e poi mi da il colpo di grazia dicendomi:
“Bella lei! Io lavoro e lei se va a divertì!”.
Che amica.
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Scommetteteci o no.
Ma ve lo dico: ormai viviamo quasi in una casa normale.
La novità della settimana è che (tenetevi forte) abbiamo un letto!
Si perchè è vero che avevo fatto l’affarone del secolo dal rigattiere (il Conte di Fersen de Noantri per chi ricorderà) accaparrandomi un fantastico letto vintage, ma è anche vero che al suddetto letto mancava la struttura con le doghe.
Conseguenza: abbiamo dormito per due settimane con i materassi a terra ma insieme ad una meravigliosa spalliera stile Maria Antonietta e un fantastico mal di schiena.
Che stile!
Certo coi materassi sbattuti per terra, tutto sembravo tranne che la regina di Francia. Direi anzi che assomigliavo più che altro a Cenerentola.
Ma prima della zucca trasformata in carrozza.
O, ancor peggio, ero tutta Jessica Fletcher quando si sveglia la mattina a Cabott Cove.
Ma ora abbiamo compiuto grandi passi in avanti: abbiamo acquistato la parte mancante del letto.
Abbiamo spacchettato gran parte degli scatoloni; abbiamo liberato aree sconosciute della casa dove regnava incontrastato il fantastico mondo di Quark; abbiamo concentrato gli ultimi rimasugli di disorganizzazione in un angolo, in modo da non dare troppo nell’occhio.
E per finire, con mia grande soddisfazione abbiamo preso una sofferta e discussa decisione: dipingere o meno l’armadio della camera da letto.
E’ stato deciso per un fantastico “verde relax” che richiamasse il colore della testiera del letto.
Dopo una tavola rotonda con Homo, mazzetta dei colori e caffé in mano, vado a comprare le vernici della tonalità prescelta.
Non sapevo dell’esistenza di ben 578 tonalità diverse di verde.
Mi apparecchio manco fossi il capo cantiere del nuovo stadio di Hong Kong, preparo i pennelli e studio le istruzioni per la diulizione del composto.
Ho deciso che me ne occuperò io. Solo io. Non voglio interferenze da parte di nessuno poichè “sono esperta” e queste cose mi danno tanta soddisfazione.
Mi confronto con aria di sfida con l’immensa parete candida.
Michelangelo davanti alla Cappella Sistina era sicuramente meno motivato di me.
Ho con me i miei amici scala, bandana e ventilatore.
Sono armata di buoni propositi e di una determinazione senza precedenti.
Tempo 4 ore, finisco il capolavoro.
Ho i capelli verdi e il viso a pois.
Ma questo non è che un dettaglio.
Mi guardo il mio armadio “nuovo” da lontano.
Lo rimiro. Lo amo.
Suona Master che passa casualmente in zona.
Entra in camera per salutarmi, guarda la mia opera e fa:
“Ah che bello! Avete fatto l’armadio verde pisello!”
Voglio ucciderlo in questo istante ma poi penso che forse è daltonico.
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Svuota chettirisvuota,
cerca chettiricerca,
scova chettiriscova,
mi imbatto in una visione fantastica.
Dietro un mucchio di cianfrusaglie, in fondo all’ultimo pensile della cucina, sotterrata da uno strato di polvere e frustrazione, ecco che ritrovo lei: la mitica, indimenticabile gelatiera.
La gelatiera è quella macchina con cui la sottoscritta (golosa ai limiti della decenza) si deliziava finchè abitava in questa magione, producendo tonnellate di gelato multigusto per sé e per gli amici di sventura.
La vedo.
La amo.
Fa un caldo pazzesco fuori.
Tiro fuori la veneranda e fedele macchina.
Inserisco la spina e la accendo per vedere se è ancora in vita.
Il suono familiare del suo motore e della pala che gira mi rapisce come una sinfonia di Bach.
Mi abbandono ai ricoldi morbidi e filanti di un gelato estivo appena fatto di qualche anno prima.
Alle cene accaldate dei tempi della mia adolescenza.
Inseguo le mie papille gustative impazzite, manco fossero quelle di Eppi-dog di fronte a una zucchina bollita puzzolente.
Decido.
Abbandono tutto.
Scendo al bar e acquisto il necessario.
Un’ora dopo ero di fronte ad un chilo di gelato filante appena fatto con tutta l’intenzione di mangiarmelo tutto di fronte alla tv.
Eccheccazzo!
Quando ce vo’, ce vo’ !
Pubblicato su quisquilie | Contrassegnato da tag amici, caldo, cibo, estate, gelato, ricordi, riflessioni, stanchezza, trasloco | 30 Comments »
Non so se ne uscirò!
Comincio a dubitarne seriamente.
Io che considero il tempo dedicato alla lavatrice tempo perso.
Io che quando cucino solitamente impiego dai 3 ai 4 minuti gettando a casaccio ingredienti nel forno.
Io che non so cosa vuol dire stirare (anzi, a proposito, mi sa che il ferro da stiro manco ce l’ho!).
Io che se non viene Aldonsa per una settimana cado in depressione.
Io, si.
E’ esattamente una settimana che non faccio che rassettare, spacchettare, spostare mobili, trovare posto a cose che sistematicamente non so più in che cassetto ho messo appena 5 minuti dopo avercele messe.
Qualcuno dice che questi momenti nella vita servono.
Secondo me sarebbe molto più utile una vacanza in Polinesia.
ps: voi che ne dite?
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Amica di Master durante una cena in terrazza: “Sai Eppi, sono molto cambiata: da un po’ di tempo mi piacciono bori”.
Io: “Come bori?”
Amica di Master: “Si insomma, fino a una certa età mi piacevano i ragazzi impalati, impostati, precisini. E da un po’ mi piacciono i bori”
Io: “Scusa, mi definiresti “bori” ? Non so, dammi un dettaglio, una descrizione. Qualcosa”.
Nella mia ignoranza avevo sempre pensato che la definizione “boro” in romano equivalesse a “coatto” ovvero, per i non romani, cafone/poco fine.
A quel punto, dovevo decisamente andare a fondo alla golosa questione che mi si era così inaspettatamente presentata.
Amica di Master: “Come te lo spiego? Sai, che ne so?…uno boro, uno che cià la collanina al collo”.
E io che ancora pensavo che quelli con la collanina fossero normali.
Secondo voi so’ io quella strana?
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“il trasloco costituisce uno dei momenti più stressanti della vita di una persona. Secondo solamente a un grande dolore sentimentale (primo posto) e alla perdita del lavoro (secondo posto)”.
Considerando che la nostra nuova casa in questo momento sta messa più o meno così, ho deciso che da oggi comincio a credere ai sondaggi.
ps: in compenso il miracolo è avvenuto: per vostra sfiga e mia fortuna habemus internet!
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Ieri sera bel, belle io e Eppi-dog ci prepariamo, acconciamo, sistemiamo, rassettiamo per andare a raccattare il “nostro” all’areoporto.
Dopo 3 giorni di assenza (sua) e di impacchettamenti (nostri) il mio sex appeal, in una scala da uno a dieci, poteva equivalere a due e tre quarti scarsino. Grazie.
Quindi potrete capire i lavori di restauro che ho dovuto metter su prima di uscire.
Robba che manco la Cappella Sistina!
Oltre tutto, ovviamente, quasi tutti i necessari strumenti di bellezza si trovano ormai sepolti e sigillati sotto montagne di scatoloni, irraggiungibili se non con una gru modello cantieri per grandi opere nazionali.
Dopo tutta ‘sta fatica, è ora di uscire.
Da fuori si sentono lampi fragorosi.
Eh già! Dimenticavo che ormai Roma si è praticamente trasferita ai Caraibi e non passa pomeriggio senza un signor nubifragio.
L’umidità è al 300% e i miei capelli, manco salgo in macchina, che si trasformano in un covone di paglia.
Nel viaggio scoppia l’Uragano Katrina. Viene giù di tutto: grandine, pioggia, imprecazioni.
Ovviamente sono in ritardo e il traffico da ponte estivo che si materializza lungo la strada, non aiuta. La situazione è sotto controllo.
Senzaltro.
Arriviamo finalmente.
Homo è lì da un’ora che aspetta.
Esco dalla macchina, madida di sudore, appiccicaticcia, col mascara colato e i capelli arruffati tipo barboncino Billy.
Lui mi guarda, mi bacia e mi fa: “Come sei bella”.
Devo proprio essergli mancata.
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Ieri sera, prima di andare a dormire, mi sono ripetuta quello che che mi ripete sempre quella saggia donna di mia madre.
Quello che dice Rossella quando va sotto l’enorme quercia e prende un pugno della terra di Tara.
Con lo stesso sguardo e la stessa convinzione mi sono detta: “Domani è un altro giorno“.
Oggi non me pare proprio.
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Lo scorso giovedì si è verificata la tragedia:
io e Uby siamo andati all’ultima lezione di tango per questa stagione.
Non sto qui a raccontarvi il suo sguardo dimesso e triste per l’imminente fine del corso.
Non sto qui a descrivervi l’accenno di malinconia nei suoi occhi enormi mentre guardava l’immensa sala parquettata sulla quale abbiamo piroettato per ben due mesi con la leggiadria propria di due ippopotami.
Non sto qui neanche a parlarvi di come tutte le signore e signorine presenti lo abbiano salutato con sguardi ammiccanti e deliziati manco fosse Johnny Depp.
Non vi tedio neanche con il fatto che “il nostro”, in seguito al rinvigorito fervore artistico, abbia deciso di ritornare a calcare il palcoscenico ricominciando ad esibirsi come drag queen e come, all’uopo, abbia deciso di spendere ben 800 euro in nuovi stivali con zeppone e tacco 20.
Già che ci sono, vi risparmio anche l’uscita di scena del nostro, il quale con movenze degne di Madame de Pompadour, fatte di un misto fra l’ultimo grado di eleganza e il primo della nobiltà, si è girato verso il mitico insegnante di tango Estefan , e gli abbia lanciato un’occhiata fulminante sul culo.
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E’ andato fuori per qualche giorno per lavoro ed ha unito a questo una visita ad un amico che lo ospiterà.
Al nostro “professionista” infatti hanno pensato bene di fissare degli appuntamenti proprio la settimana prima del trasloco.
E’ praticamente un genio.
Del male.
Standing ovation per Homo. Grazie.
La porta si è da poco chiusa.
In casa siamo io ed Eppi-dog.
Ascolto il silenzio per alcuni minuti.
Stranamente regna la pace.
La quiete prima della tempesta, perchè ho deciso che in sua assenza ribalterò la casa per ultimare la preparazione dei pacchi. (Che culo).
Prima però, ho tutta l’intenzione di godermi alcune ore in santa pace e dedicarle a me.
Fare un po’ di yoga.
Respirare.
Per la prima volta dall’inizio del matrimonio, ho il tempo di trastullarmi in questa nuova dimensione parallela: la solitudine.
Assaporo già lo scorrere lento del tempo solitario, immersa in una strana “disorganizzata organizzazione”.
Mentalmente e con calma percorro i miei passi, anticipando ciò che farò nelle prossime ore.
Improvvisamente suona il citofono…
Driiiiin!
“Eppi! Sono mamma! Apri che ti ho portato alcuni scatoloni. Ti do una mano! Dai mettiamoci all’opera!”.
“Ehm! Grazie! Che bello!”
Segue bombardamento pneumatico di chiacchiere, news, varie ed eventuali su Gino, Pino, Marta ettuttilcuccuzzaro.
Manco faccio in tempo a riprendere fiato che…
Driiiiiiin!
“Eppi, sono zio Ugo. Pensavo che forse ti serviva una mano con i pacchi. Apri che ti aiuto!”
E io che pensavo di stare un po’ da sola con la mia disorganizzazione.
“Eppi cara, facciamo un bel caffè?! Hai magari pure due biscottini?”.
Ma non dovevate aiutarmi? Qui tra un po’ mi tocca pure mettere mano ai fornelli e tirar fuori un chilo di carbonara.
Dopo un’ora il primo dei pacchi giace ancora vuoto sul pavimento.
Il tempo scorre inesorabile e il pomeriggio ha preso più la piega del becero pettegolezzo che quella della produttività.
Penso appunto di cacciare tutti di casa, quando:
Driiiiin!
“Eppi, sono Master. Ho scotch, scatoloni e pennarelli. Apri che ti aiuto a fare i pacchi?”
Se me lo dicevate prima, invece del trasloco facevo una festa.
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Non ha proprio la dignità di un post, ma ho creduto che l’evento dovesse essere festeggiato assieme a tutti voi.
Ieri Eppifemili ha raggiunto le 10.000 VISITE !
Vi giuro, non mi sarei mai aspettata di arrivarci.
Tanto meno in un tempo così breve!
Questa fantastica torta virtuale è per ringraziare tutti voi che avete condiviso volontariamente (leggi: senza essere pagati) ciò che la mia mente turbata ha prodotto in queste ultime settimane:
i pensieri, le domande, i sorrisi.
Ma soprattutto, siamo onesti, le deliranti cazzate.
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Ieri ho cominciato a fare i pacchi del trasloco.
E’ incredibile come, anche solo in un anno di vita (tanto è che siamo in questa casa), si siano accumulate cose, ricordi e storie completamente alla rinfusa.
Sarà un segno?
Decido di cominciare dal mobile più antipatico da svuotare: il cassettone del soggiorno (antico pezzo di famiglia di Homo, ovvero il ricettacolo dove ogni schifezza che circola per casa va a finire in una situazione di assoluta promisquità).
Bene. Proseguiamo.
Con lo spirito di Indiana Jones che esplora il Tempio Maledetto, mi accingo a dare inizio all’impresa.
Nei suddetti cassetti reperisco nell’ordine:
– N.2 micro calze della befana nere piene di sabbia (!) regalataci dalla mia mamma in ricordo degli infantili tempi che furono. Ovvero come traumatizzare eventualmente un poppante con una calza modello “Tim Burton”.
– N.2 tessere elettorali mia e di Homo: cercate invano per ore rivoltando casa qualche settimana fa. Dopo che, sotto un caldo torrido, ci siamo attraversati Roma per farle rifare, con naturalezza estrema, le impavide, riemergono. Stronzissime!
-N.1 pallina blu di eppi-dog: lei, quella storica. La pallina smangiucchiata che ha ormai una puzza tra il pesce marcio e le superga dell’85, ma senza la quale il suddetto cane non puo’ assolutamente sopravvivere.
– N.1 foto di me sedicenne con nientepopodimenoché Morten Harket, storico cantante degli A-ah: che riemergesse il mio passato adolescenziale da groopie…beh! questo proprio era imprevedibile. (Per la cronaca: devo dire che a distanza di 20 anni il tipo nonstamessonientemale, buttate uno sguardo su google che vi rifate gli occhi, tanto per iniziare bene la giornata).
– numerosi altri premi e cotillon che non sto qui ad elencare per non tediarvi di prima mattina. Ma poi, che accidenti saranno mai ‘sti cotillon?!
Ora mi domando: adesso che tutte queste cose sono state lanciate alla rinfusa in due scatoloni….che etichetta dovrei mettere secondo voi per capire, da qui a un mese, che cavolo c’è lì dentro??!!
Come le vedo lontane ‘ste vacanze.
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Ieri mi chiama mio padre e mi fa sghignazzando:
“Ho una sorpresina per te…”
E io: “…mhmhmm! e cos’è edddai dimmelodimmelodimmelo! Eddai, eddai!””.
Non me lo dice neanche se mi attacco al tubo del gas.
Tanto anche se minaccio, abbiamo degli sfigatissimi fornelli elettrici…quindi è inutile che faccio finta di avere la sindrome pre-suicida.
Insomma si presenta a casa con una serie di scatolette colorate.
Apro goduriosa e divertita e compare un piccolissimo micro computer.
Dalle dimensioni sembrava perfettametne proporzionato a Epp-idog.
Uno di quelli che entrano nella borsetta insieme al rossetto e al portacipria e che per schiacciare i tasti ti servono le pinzette per depilare le sopracciglia.
GAUDIO! TRIPUDIO! TREPIDAZIONE!
Lo adorooo!!! Chikkissimo! E’ meraviglioso…
Come se, in soli 70 metri quadri, non bastassero il mio pc portatile e gli altri due mac di Homo.
Insomma, Eppifemili era già senza dubbio la famiglia con la maggiore concentrazione computer/metro quadro.
Manco la densità abitativa di Tokio!
Mi ci mancava pure il mini computerino!
Avete idea di quale sarà la conseguenza di tutto ciò?
Per la vostra gioia, potrò sproloquiare in questa sede da qualsiasi posto io mi trovi e in qualsiasi momento…
A meno che qualcuno non mi faccia sparire le pinzette.
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Tanto per fare un riassuntino, mi sono appena resa conto che io e Homo negli ultimi 12 mesi non abbiamo condotto quella che si può definire una vita monotona.
In ordine cronologico, siamo stati infatti protagonisti delle seguenti tragicomiche vicende:
1. Abbiamo preso una nuova casa: botta di culo micidiale, è stata buona la prima.
2. Ci siamo sposati: all’urlo di olavaolaspacca!
3. Homo ha lasciato il lavoro: scelta sofferta e coraggiosa che speriamo rechi frutti copiosi.
4. Ne ha iniziato uno completamente diverso: il genius mi si dedica ora alla fotografia. Leggi: come vivere con un teleobiettivo puntato addosso h.24 alla facciaccia delle occhiaie tipo “sposa cadavere” impietosamente registrate e documentate con frequenaza quotidiana.
5. Abbiamo percorso 10.000 km con la nostra Eppi-car: tra viaggi di lavoro e di piacere – come dice Master – non ci siamo mai fatti mancare niente. E non cominceremo certo ora.
6. abbiamo soccorso due amici in serio squilibrio emotivo. Master di cui sopra + amica del cuore di Homo che hanno incarnato in noi – pensa come stanno messi poveracci ! – il punto di riferimento emotivo in fatto di sfortunate vicende amorose; manco a dirlo abbiamo risolto brillantemente entrambi le questioni con un mix micidiale: vagonate di umorismo ed ettolitri di vino.
7. E per finire, il colpo di scena del nuovo trasloco. I quotidiani titolano: “Non paghi dei cambiamenti che hanno sconvolto le loro vite, le due anime in pena – cioè noi – si accingono a cambiare locasciòn e ad insediarsi in un nuovo quartiere”. Ma questo argomento verrà debitamente approfondito a tempo debito in altra sede.
Beh! Diciamo che se è vero che senza cambiamento non c’è vita, noi siamo decisamente vivissimi.
Pure troppo.
ps: e voi? come state messi?
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Oggi ero lì che passeggiavo con Eppi-dog per i bisognini quotidiani.
A un certo punto lei mi si impunta sul seguente oggetto:
A quel genio che l’ha scritto vorrei proprio stringere la mano.
Magari dopo che se l’è lavata.
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Appuntamento con Master e amici di amici per aperitivo rinfrescante serale a Campo de’ Fiori.
Capisco subito l’antifona.
“Allora quest’estate dove andate?” fa amico incravattato a amica perbenino.
“Ma guarda, ancora non sappiamo. Forse prendiamo la barca e andiamo a fare un giro a Panarea”.
“Certo però che ormai lì c’è davvero una folla insopportabile. Non so. Forse sarebbe meglio andare in Sardegna”.
Master mi studia da lontano temendo una delle mie classiche uscite da catarpillar (cosa di cui tra l’altro vado generalmente fiera).
“Ma il Buby invece che fa?!”
“Lo sai che quello non si schioda da Ponza neanche a pagarlo! “
“E tu Eppi, che fai?”
Azz! Mi hanno beccata mentre mi scolavo l’ultimo sorso di regale prosecco e mi facevo i beneamaticazzimiei.
“Si? Scusami. Dicevi?!” Ma di che parlavano questi?
“Hai già dei programmi per quest’estate?”
“Beh! Veramente non ne ho idea al momento”. Cari miei, ho un trasloco e altre 2.800 cose da affrontare prima di farmi sfiorare minimamente dal sospetto di una vacanza.
“Però in compenso ho un trasloco nelle prossime settimane” Argomento assolutamente tedioso per l’allegra comitiva. Ma io insisto imperterrita nel voler dare il mio prezioso contributo alla pungente conversazione.
“Proprio oggi infatti sono andata in un negozio vintage dove ho trovato un fantastico letto antico“. E così e cosà, segue descrizione dettagliata.
Alla parola “vintage” gli occhietti spilliformi di amica perbenino si illuminano.
“Davvero?! Ma è fantastico! Dov’è questo meraviglioso negozio?! Devo assolutamente andare! Adoro il vintage! Per favore, potresti darmi l’indirizzo? Stavo appunto cercando una sedia anni cinquanta per la scrivania ereditata dal mobilio di famiglia. Un’impresa insormontabile! Sono disperata“.
Capisco. Sono problemi.
Qualcosa mi diceva che se avessi chiamato il negozio col suo nome – e cioè rigattiere – l’amica perbenino non solo non mi avrebbe chiesto l’indirizzo, ma non mi avrebbe nemmeno degnata di uno sguardo.
Dentro di me ho sorriso pensandola alle prese col Conte di Fersen de’ Noantri (vedi post precedente) e ho assaporato il gusto di una sottile vendetta.
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Alle ore 12:00 sotto un caldo torrido, prendo Eppi-dog e mi accingo a compiere la MISSION IMPOSSIBLE: trovare un letto decente per la nuova casa.
So già che ancor prima di arrivare all’auto, mi sarò inchiodata col tacco nell’asfalto liquesfatto e Eppi-dog si sarà accasciata rantolante tipo una tartaruga capovolta.
Comunque accetto la sfida e mi incammino.
Nei giorni precedenti, da bravo architetto di interni, ho provato tutti i canali a me professionalmente noti:
-il negozio chic dove il letto finto antico te lo fanno pagare quattromila euro. Ovviamente bocciatissimo.
– il negozietto alternativo della serie “haivistomaitrovassiloccasione“; ma l’occasione la trovano solo loro.
Quando il pollo abbocca.
– l’intramontabile e democraticissima Ikea; così per farmi un’idea, nel caso alla fine volessi limitare il budget al minimo.
NIENTE. TUTTO INUTILE.
Come cazzo è possibile che quando arredo le case agli altri è tutto facile ma quando serve qualcooa a me personalmente l’impresa si trasforma in INCUBO?!!!
Ma ormai sono decisa. Voglio sfoderare l’asso nella manica.
L’amicadimamma mi indica un delizioso negozio vintage (leggi: rigattiere) dove puoi trovare cose al di là di ogni immaginazione.
Fiduciosa nella mia capacità creativa parto.
Nonostante l’aria condizionata a meno 20, noto che la povera Eppi-dog ansima manco avesse visto Brad Dog Pitt. Le direziono addosso tutte le ventoline e si placa.
Arrivo a destinazione.
Scendiamo.
Sono madida di sudore e praticamente ridotta uno straccio ambulante, con pezzetta di quattro chili + coda al fianco.
Entro nel fantastico Mondo di Quark: un enorme magazzino pieno di ogni oggetto creato dall’uomo dall’anteguerra ad oggi.
Vecchie macchine da scrivere, comodini, cornici dorate a forma di cuore, lampade stroboscopiche, dischi in vinile, lavandini, scarpe e persino una culla.
In pratica: La Qualunque.
Comincio ad andare avanti e indietro come un’invasata con Eppi-dog confusa che mi guarda implorante desiderosa di uscire da quel delirio.
Scansiono chirurgicamente armadi, scrivanie accatastate le une sulle altre, poltrone, divani, bicchieri, vecchie radio a transistor.
Sono ormai completamente inebriata (manco avessi bevuto un litro di lambrusco) quando, giù in fondo, in un angolino quasi completamente nascosto, lo vedo.
Amore a prima vista.
Colpo di fulmine.
Un letto antico di legno decorato in stile veneziano; al centro della spalliera una bellissima imbottitura in velluto verde trapuntato.
Esattamente quello che cercavo. Ma molto di più.
In un istante sono Maria Antonietta a corte di Francia che aspetta voluttuosa nel letto il fascinoso Conte di Fersen.
La musica degli organi risuona nella penombra della camera, circondata da enormi tende in pesante velluto color pastello.
Il rumore degli zoccoli dei cavalli proveniente dai giardini mi rapisce per un istante.
“A signorì! Lo vole quello?”
Rinvengo.
Davanti a me un signore alto un metro e cinquanta sulla settantina in canottiera bianca a costine, pantaloni beige sopra il ginocchio, calzini marroni e sandali.
No. Non è il Conte di Fersen.
“Beh! E’ carino” Mento spudoratamente: lo adoro.
“Ma quanto costa?” Chiedo timidamente sapendo che mi sarei indebitata fino alla morte pur di poter dormire in quel letto da sogno.
“A signorì! Ecchejedovodadì?!! E’ bello eh?!! E’ antico. Nun li fanno più così. Costerebbe 120 euri. Ma a lei je faccio lo sconto. Famo 100 e nunseneparla più”.
Soffoco a mala pena un urlo di gioia.
Dopo 10 minuti ero di ritorno verso casa con la macchina carica e un sorriso durbans stampato sulla faccia.
Come richiesto, aggiungo dettaglio del suddetto letto, appartenente alla collezione di arredi vintage da voi intitolata BdK (Botta di Kiulo).
Che non favà pvopvio Covte di Fvancia, ma vende pavecchio l’idea.
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Si prevede un insistente caldo torrido durante il prossimo mese, alternato a svariate attività cumuliformi. Il mese sarà caratterizzato da un lungo periodo di elevata instabilità emotiva con sporadici addensamenti sul versante umorale.
Il tutto in coincidenza astro-metereologica con l’imminente trasloco di Eppifemili. Tuttapposto.
Signori, è ufficiale.
Il 3 luglio (salvo contrordini) alziamo i tacchi.
E come potete immaginare, io li alzo di nome e di fatto.
Già ci vedo, le prossime settimane, a fare pacchetti, madidi di sudore con la fronte imperlata in pieno pomeriggio equatoriale.
Che simpatia!
Sarà favoloso poi spacchettare tutto nella nuova casa, sistemare, rassettare.
Sarà indimenticabile cambiare nuovamente tutte le bollette, i permessi per le auto, il supermercato.
Sarà irripetibile far trotterellare i mobili per casa nella speranza di trovare una sistemazione decente.
Sarà esilarante inoltre girare tutta Roma per cercare uno straccio di letto degno di tale nome che venga recapitato prima del 2015.
Ma soprattutto sarà da raccontare ai nipoti il fatto che avremo la linea telefonica e adsl quando ormai l’unico mezzo di comunicazione utilizzato sarà il telepensiero.
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Sono dal mio nuovo parrucchiere, seduta al posto lavaggio.
Mi accoccolo in posizione.
Mi rilasso mentre mani sapienti mi massaggiano la testa.
Che goduria!
Non ho più percezione del mio corpo.
Chiudo gli occhi.
Inseguo i miei pensieri.
Quasi mi assopisco.
Sono lontana anni luce ormai.
Improvvisamente:
“Ecco Eppi. Abbiamo fatto. Accomodati di là”.
Rinvengo.
Apro gli occhi.
Ruoto la testa verso destra.
Seduto, nel posto lavaggio accanto a me, c’è… un cane.
Richiudo gli occhi.
Forse mi sono addormentata e sto sognando.
Riapro, mi giro e guardo di nuovo.
Il cane è ancora lì.
Panico.
“Sono decisamente impazzita.
Ora vedo pure cose inesistenti.
Devo farmi curare da un bravo.
Oddio! Che mi sta succedendo?!
Sarà lo stress post matrimoiale?
O forse ho esagerato con i caffè?
Non mi riconosco più.
Devo decisamente cambiare registro. Dedicare più tempo a me stessa.
Sto pericolosamente perdendo colpi.
Tra un anno sarò un catorcio da rottamare.
Homo mi lascerà.
E io vivrò per sempre sola e infelice”.
Era il cane del padrone del negozio.
ps: sono l’unica ipertesa pazzoide o anche a voi capita a volte di agitarvi per un nonnulla?!
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Tempo fa avevamo degli operai in giardino che stavano sistemando una tubazione dell’intero palazzo la quale, ovviamente correva lungo tutto il nostro pavimento.
I lavori sono consisititi in:
– smantellamento con martello pneumatico spaccatimpani della fascia di pavimentazione in cemento
– escavazione del terreno sottostante per una profondità di circa un metro per 3 (ci mancava poco che ci ricongiungessimo con le catacombe di Sata Priscilla o che qualche scheltro di gladiatore incazzato ci zompasse dentro casa)
– sistemazione con relativa saldatura della suddetta tubazione.
– chiusura della voragine e ripristino della pavimentazione. Grazie.
Ho reso l’idea?
Dico questo perchè per circa una settimana io e Homo ci siamo svegliati grazie al simpatico suono roboante del martello pneumatico (ecchevvelodicoaffà? localizzato esattamente al disotto della finestra della nostra Eppi-bedroom), nonchè al tremore di letto, pavimento e vetri….
Simpatici risvegli quelli lì!
Io per quella assurda settimana alle ottomenunquarto (ora di inizio dei lavori, manco fossero svizzeri) venivo catapultata giù dal letto.
Lo so. Mi rendo conto che non è proprio l’alba, ma per gli orari che ho io, vi assicuro, è prestino e a quell’ora sono ancora in piena fase REM. Persino Homo, noto per avere un problema di risveglio mattutino, veniva sconquassato da tale fracasso.
La prima mattina, blateriamo qualcosa e cadiamo giù dal letto entrambi.
La seconda mattina blatero io qualcosa e cadiamo giù dal letto entrambi.
La terza mattina blatero e cado giù dal letto da sola.
Dopo due ore di martellamento spaccatimpani il rumore finalmente cessa.
SialodataWandaOsiris !
Homo spunta dalla camera da letto placido e soddisfatto:
“AHHHHH! OGGI HO DORMITO PROPRIO BENE.
FINALMENTE QUELLI DEI LAVORI NON SONO VENUTI….”
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Entriamo in un ingressino fuxia che ci porta in un corridoietto turchese, per poi approdare in un soggiornino completamente bianco.
In pratica sembra di entrare prima dentro una caramella, poi in una piscina ed infine al Polo Nord.
Comprendo bene che casa di Uby non poteva essere diversa. Gli assomiglia davvero molto.
Il programma di Homo è quello di fare 3 diversi scatti, il che implica tre cambi di abbigliamento e di sfondo (come direbbe S. “di locasciòn”).
Dopo alcuni preparativi, le attrezzature e le luci sono pronte.
“Va bene cari, mi vado a cambiare”.
Pontifica manco fosse l’oracolo di Delfi.
Dopo dieci minuti la porta del soggiorno si spalanca e appare Wanda Osiris in persona.
Beh! Quando la macchina ha iniziato a scattare, è iniziato un vero spettacolo.
Tutto il suo animo di ex drag queen è riemerso con la facilità di un paperella di plastica nella vasca da bagno.
Ammiccamenti, sorrisi e sguardi languidi si sono succeduti con la naturalezza di una star holliwoodiana consumata.
Lui, Uby, era la star. Il divo. Dio.
Il rossetto bianco emergeva lampante sulle sue labbbra carnose arricciate per le pose.
Dopo mezz’ora, cambio d’abito e di sfondo.
“Che mi metto ora?”
Dice a me, la sua stylist per un pomeriggio.
“Guarda, ho un paio di cosette qui dentro”
Tira fuori un valigione gigante dal quale pensavo uscisse un cadavere.
Lo apre.
Ne fuoriesce l’abbigliamento di tutti i personaggi di Priscilla la regina del deserto e di Breakfast on Pluto messi insieme.
I miei occhi sono abbagliati da lustrini, colori e stivali con tacchi vertiginosi.
PRATICAMENTE IL PARADISO IN TERRA.
Adoro quest’uomo!
Stabiliamo una nuova mise e proseguiamo con l’avventura fotografica che ci porterà fino alla sera (pausa yogurt compresa).
Alla fine della storia sono venute delle foto fantastiche e noi siamo esausti.
Squilla un cellulare.
Uby risponde e, nel giro di un nanosecondo, rientra nel personaggio di star con una nonchalance degna di uno schizzofrenico.
“Pronto?”
“Ciao Uby, allora ci vediamo tra mezz’ora per cena?”
Fa la voce del telefonino.
“Si guarda. Però ti avverto. Sono esausta (fa lui). Quindi non mi tratterrò molto. Sai, ho appena finito il servizio fotografico qui in casa da me, e la cosa mi ha davvero provata. Non ti dico caro! Avresti dovuto vedermi!
Io: una vera star.
Gli ho già dato il titolo.
Si chiamerà The Love Creator.”
Semplicemente Uby.
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Ognuno di noi ha gli amici che si merita.
Questo è vero.
E io ho S.
S. è quello che c’è di più simile a una bambina con un corpo di una pornostar.
Essere ingenuo e di meravigliosa fattezza che desta gli interessi di tutti gli uomini che abbiano ancora un alito di vita in corpo, ma che non ha ancora trovato, nonostante annosi sforzi, l’anima gemella.
Questo suo status di single perenne ne fa una divoratrice di eventi mondani. Quando c’è qualcosa nell’aria nel raggio di 10 chilometri quadrati stai pur certo che lei (proprio come eppidog con la sua palletta molliccia e tumefatta) non solo ne è a conoscenza, ma sa anche già chi ci sarà e chi non ci sarà; se vale la pena andare o non vale la pena; se è cool o no.
Si mormora che abbia sfortuna con il sesso forte, e quindi le sue storie sono generalmente brevi e tempestose.
“Tesoro come stai? Questa settimana non ci siamo sentite per niente!”
“Cioà guarda, non puoi capire. Cioà, sono uscita adesso dall’ufficio e sono stata per un’ora dentro a…cioà…un inferno di cristallo”.
“Ma novità col tizio?! Si dai! il tuo ragazzo.”
“Il mio boy??! No gniante. E’ il mio ex boy. Cioà. E’ tutto finito.
Gheim over.
Taim aut.”
“Noooo! Mi dispiace. E tu come stai?”
“Insomma. Lo sai com’è, no? Da piccoli ci raccontano tante belle storie. Ma alla fine mi sa che ‘ssta vita è proprio solo ‘na grande fregatura.”
“Perchè non ci vediamo per un aperitivo così mi racconti?”
“Si occhei. Ci vediamo a Monti ai TreScalini? Dai che quella è proprio una bella locasciòn.”
“Ok. Se ti piace la locasciòn, allora ci vediamo lì alle 7″.
PS: e voi? che amici vi state meritando?!
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Beh! Questa non resisto la racconto.
Ero al canile (dove faccio volontariato). Arriva a un certo punto la mia amorosa tesoruccia del cuore, Molly palladiciccia
la quale nell’ordine fa le seguenti cose:
1. Corre a perdifiato dal box fino al prato recintato (effinquituttapposto).
2. Soddisfatta avvista una gigantesca cacca di cavallo (si, al canile ciabbiamo pure un cavallo vecchio salvato dal macello).
3. Pensa bene di saltarci sopra e rotolarcisi ben bene sia di schiena che pancia (e la sua pancia non è certo elemento trascurabile).
4. Avvista la tinozza appositamente riempita d’acqua per lei che adora farsi il bagno.
5. Ci salta dentro a bomba con tutti i suoi 40 chili di ciccia sguazzando come una foca obesa. Tuttapposto.
6. Finalmente (allabuonora!) si accorge di me e mi punta da lontano venendomi con foga incontro per farmi le feste.
MA PRIMA LA MOLLY HA UNA FANTASTICA IDEA:
7. Si avvicina a me, e subito prima di saltarmi addosso, decide di sgrullarsi poderosamente ricoprendomi letteralmente di merda.
Eppur la amo.
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Secondo voi, una volta pianificato un evento, c’è qui da Eppifemili la minima possibilità che il programma venga rispettato?!?
Naaaaaaaaaaaaaaaa.
Quindi, come potete facilmente immaginare, la maratona Kill Bill non ha avuto luogo.
Al suo posto si è verificata una serie di eventi rocamboleschi in crescendo che ci hanno portato a trascorrere un sabato quanto meno “interessante”.
La mattina mi sveglio e vengo convocata in corsa dalla mia amica S. la quale mi informa di aver trovato un negozio di scarpe “che dobbiamo assolutamente andare a vedere”.
Sospetto che se non facessimo ciò, il Pianeta Terra si autodistruggerebbe entro le 15:00 di oggi.
Opto quindi per il male minore e decido di accompagnarla.
Premetto che io, al contrario di Homo e del 99% del genere femminile, ODIO andare in giro per negozi.
Di solito infatti, quando il mio guardaroba grida vendetta, vengo trascinata di forza da qualcuno che mi vuole molto bene e che non vuole che vada in giro come una derelitta. Grazie. Sono grata a qualcuno.
So che per una certa ora devo tornare a casa dove mi aspetta Homo; nel pomeriggio si svolge infatti un evento programmato da tempo. Il servizio fotografico GLAM di Uby (amico ex-drag queen nonchè mio cavaliere nel corso di tango).
Dopo mesi di dieta ferrea infatti, Uby ha deciso di essere in forma ideale per affrontare un servizio fotografico realizzato ovviamente da fotografo Homo.
Ma questa è un’altra storia e ne parleremo prestissimo perchè, vi assicuro, c’è parecchio da sproloquiare
Arranco dunque verso Fiorello ancora tumefatta dal sonno. Arrivo sotto casa di S. e, per i capelli, vengo trascinata nel paradiso della zeppa di sughero ( ! ). Per poco non mi viene un infarto nel vedere tutti quegli strass applicati a fascette che vanno incrociate intorno alla caviglia, intorno all’allucione e persino intorno all’unghia incarnita del mignolo sinistro.
Mentre lei svaligia il negozio, io studio la bambina rompipalle che ha deciso di smontare il negozio con estremo gaudio della commessa che a quel punto sta per avere una crisi di nervi e buttarsi per terra.
Compiuta la missione, riporto S. a casa e mi rendo conto che sono in un ritardo folle.
Che Homo mi sta già aspettando col piedino tamburellante sul parquet (gli ho promesso che l’avrei accompagnato).
Che sicuramente Eppi-dog non è stata portata al parco;
E che, soprattutto, ciò una fame chelametàbasta.
Arrivo a casa. Trangugio la prima cosa che mi capita sotto mano. Porto a spasso Eppi-dog e carichiamo Ferraglia (la macchina di Homo) con l’attrezzatura.
Arriviamo da Uby alle 14.00. Lui ci attende bardato come una giapponese durante la cerimonia del thè.
So che non faremo mai in tempo a rientrare a casa per le 19, ora in cui abbiamo appuntamento per l’inizio della “maratona Kill Bill”.
Lo so, ma mi illudo.
Infatti alle 20:00 siamo ancora lì alle prese con stivali con tacchi alti, rossetti e cravatte colorate.
Mi chiama Master e mi dice che, vista l’ora, gli altri hanno deciso di dirottare verso un ristorante.
Io rassegnata annuisco.
“Allora rimandiamo?”
“No. No. Io vengo. Alle 9:30 sono li”
Ettepareva…
Arriviamo trafelati alle 10:00 a casa.
Master non si vede.
Lo chiamo. Niente.
Lo richiamo.
Niente.
Aspetto; non so se devo organizzare al volo una cena per 2 o per 3.
Homo prova a richiamarlo.
Niente.
Mangiamo io e lui ma a quel punto comincio a preoccuparmi.
Dopo un’ora non si hanno notizie. L’ansia monta.
Gli sarà successo qualcosa??!
E’ strano che non richiami. Lui è un tipo molto affidabile.
Riprovo. Niente.
“Gli deve essere successo qualcosa. Non è possibile”.
“Non hai il numero del suo amico? Quello con cui si accompagna sempre in giro per aperitvi…dai! Come si chiama?!”
“Dici L.?”
“Si lui”.
“Cazzo non ce l’ho”.
Passo un altro quarto d’ora niente male, quando improvvismanete squilla il mio cellulare.
E’ LUI!!
“Scusa non potevo richiamare! Indovina dov’ero?”
Penso: eccheccazzonesoporcazozzapotevichiamareprima!
Mi si illumina poi improvvisamente la solita lampadina: “Sei passato da C. per prenderti la tua dose di merda giornaliera in faccia?”
“Esatto. Arrivo.”
A quel punto sono esausta.
Quando Master arriva, attacca la filippica sulle discussioni appena avute con la sua ex, intrattenendoci per una buona trequartidora.
Homo, il nottambulo, decide di modificare il programma della maratona (vorrei vedere! sono già le 11:30 !!) e di vedere comunque un film.
Decidiamo per Le Iene. E basta.
L’ultima cosa che ho sentito, mentre ero accasciata sul divano, è stata la sigla del film.
Quella iniziale.
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Allora, noi di Eppifemili abbiamo un’usanza introdotta tempo fa dall’ormai mitico Homo Sapiens.
L’usanza consiste nel fare, a scadenze più o meno irregolari, delle “maratone di film”.
In pratica ci apparecchiamo come trichechi sul divano, circondati da una lista interminabile di schifezze che vanno dalle patatine ai diversi gusti, ai pistacchi, alle olive, ai formaggetti assortiti con marmellata, ecchipiùnehapiùnemetta) per poi guardarci tutti in fila due o tre film scelti e abbinati con meticolosa cura da Homo con la collaborazione della sottoscritta e con la partecipazione di immancabili ospiti occasionali.
Ora, considerando che si parte a pomeriggio inoltrato e nonsisamaiqunadosifinisce, il numero di passi fatti in quelle ore rispetto al numero di calorie ingerite, ha un rapporto pari a circa 1:30.000;
ne converrete che ogni volta, quando tutto finisce, invece che camminare, deambuliamo rotolando con l’eleganza tipica di ippopotami ballerini.
Manco 6 ore consecutive con l’impietosa Cerbero ce la fanno a riportarmi ad una condizione fisica normale!
Nell’ultimo periodo Master, sempre e comunque in crisi depressiva per le sue alterne vicende sentimentali (per la serie “io non sarò mai piu felice” oppure “il mio destino ormai è segnato” o anche “voi tutti avrete una famiglia e io avrò solo un maggiordomo“) non gli pare vero, e si installa puntualmente sul nostro divano trangugiando scricchiolanti patatine untuose.
Ha già prenotato il posto in prima fila per la prossima imminente maratona che dovrebbe avere luogo questo sabato.
Il programma è già stabilito (appositi volantini sono stati distribuiti in tutta Roma Centro).
Sarà il turno della saga di Kill Bill.
Attendiamo tutti con ansia l’evento e ci stiamo già preparando psicologicamente….e non solo.
Ps: se qualcuno di voi avesse delle idee per le prossime maratone…le mie orecchie sono sgangherate!
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“Guarda, mangio una cosa al volo e poi corro all’appuntamento”
“Ok. Allora fai tu che io sto andando in palestra”.
Dopo 5 minuti ritorna in soggiorno con piattone pieno e faccia soddisfatta.
Lo guardo sovrappensiero.
Vedo che mangia vorace.
Quasi quasi ho fame anche io.
“Mhmhmhmh. Che buono! Avevo proprio voglia!”
“Ma che cos’è? Fai vedere…”
Guardo nel piatto.
Penso.
Come avrà fatto a cucinare il riso in 3 minuti? Bah! Lo dice lui, di essere bravo in cucina…e io che non gli ho mai creduto…
“Sono un genio! Ho messo del tonno, pomodorini freschi e mozzarella a cubetti. Poi ci ho aggiunto il riso basmati che era in frigo già pronto. Ho mischiato tutto, ed è uscita ‘sta cosa fantastica! Mhhmmhm!”
Dice. Ingollando l’ultimo boccone.
Mi giro di scatto verso di lui.
Mi si accende la lampadina gigante di Eta Beta sulla testa.
“Tesoro, ti vorrei comunicare che hai appena finito di trangugiare il riso di Eppi-dog”.
“._.”
ps: noncelapossofà!! Aiutatemi vi prego.
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Beh! Oggi ero lì che gironzolavo per commissioni con il mio fido destriero bianco: Fiorello.
Giorni fa avevo accennato a lui: motorino Honda SH classe ’91, con il quale ho condiviso gli anni più importanti della mia vita fino ad oggi.
Ho pensato: cazzo, lui c’era sempre.
Quando eravamo…
Lui c’era.
E quella volta che…
Lui c’era.
Insomma, ho deciso che ve tocca pure il post sul motorino catorcio.
Zitti e mosca!
Devo riconoscerlo sono una sentimentale.
Adoro zigzagare nel traffico flirtando con gli specchietti retrovisori delle auto in movimento; adoro sentirmi il venticello sulla faccia quando d’estate non c’è altro refrigerio che montare in sella e andaredovenonsisa;
adoro sapere di non dover fare a cazzotti per un parcheggio e lasciare lui, Fiorello, proprio davanti alla mia destinazione (il che ha il vantaggio non trascurabile che mi consente di andare sempre in giro con tacchi astronomici – tantomicadevocamminare)
Lui, Fiorello, c’era quando ho dato i miei primi esami all’università;
c’era quando ho inseguito il mio primo grande amore con il mio migliore amico fin sotto casa sua in quella notte d’estate.
C’era pure quando, saliti in tre, ci ha portato in giro per Roma, affaticato ma caparbio, mentre realizzavamo il documentario (tutto sfocato) di vacanze romane.
C’era quando, tornata dall’Erasmus, dopo un anno di inattività, è partito al volo senza manco fiatare (mitico!).
Quante ne abbiamo passate io e lui!
E poi mi sento dire…
Ao! Butta ‘sto catorcio! Nun sei credibile su quer catafalco!
Ma come posso???! Come?!
Certo, non è una Vespa Special faro tondo del ’72, ma è stato mio fedele amico per più di mezza vita!
Io che (giuro lo faccio davvero) gli metto ancora la catena con il lucchetto – anche se so che mai a nessuno balenerebbe in mente l’idea di rubarselo – solo in segno di rispetto per restituirgli la dignità di motorino.
Insomma, se è vero che anche gli oggetti hanno un’anima, lui è la mia anima gemella.
E come faccio allora, vi chiedo, a rottamarlo?!?
Noncelapossofà.
Se esistesse il cimitero dei motorini, io Fiorello ce lo porterei.
Sempre il più tardi possibile, ovviamont.
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Al di là della collina, dall’altra parte della vallata, una falciatrice piccola e lontana si muove disegnando una spirale tutto intorno ad un campo di erba verdissima.
L’erba, tagliata e accasciata a terra, modifica il suo colore diventando di un pacifico giallo chiaro.
Viste da lontano, le impronte della falciatrice, al ritmo di un rumore lontano, disegnano cerchi concentrici che fanno lentamente cambiare le sfumature cromatiche del campo.
Io, a bordo piscina, sonnecchio sul lettino facendo attenzione al bisbiglio del vento che increspa l’acqua azzurra.
Caldo sulla pelle smorzato da nuvole vagabonde.
Chiudo gli occhi assopita.
Riaprendoli, vedo il piccolo laborioso puntino che, come una formichina all’orizzonte, continua i suoi giri “trasforma-colori“.
Il verde dell’erba ancora intonsa, diventa un quadratino sempre più piccolo al centro del campo.
Mi giro pigra dall’altro lato in cerca di qualcosa. Mi addormento.
Quando riapro gli occhi è quasi il tramonto.
Le ombre si sono allungate sulla vallata. La falciatrice girella ormai su se stessa, mangiando, come in un antico vidoegioco, gli ultimi pixel di erba verde.
E sorrido.
Penso che passare la giornata in questo modo sia davvero delizioso.
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Ragazzi con ciò vi saluto e vi do appuntamento a dopo il Weekendone.
Mi mancherete.
(non è vero).
😉
Come dicevo ieri, considerando che mi sono sorbita sotto la pioggia nell’ordine:
a- il recente matrimonio
b- la festa del suddetto
se poco poco dovesse essere brutto tempo,
… mi butto in piscina.
MA PRIMA LA SVUOTO.
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Pfui!
Dopo tre dico tre giorni di tentativi.
380 email dopo, abbiamo finalmente una destinazione!
Da Roma al Polo Nord tutto esaurito, prenotato, occupato.
E io, che sognavo una bella pausa romantico-rilassante a compensazione del rimandato fatidico viaggio di nozze, stavo quasi per rimettere il sogno nel cassetto e dare in pasto la chiave a Eppi-dog.
Ma non potevo credere che la mia celeberrima fortuna (anche detta “culospudorato“) in fatto di prenotazioni, mi avesse abbandonato così miseramente e senza pietà.
Mi sono data un’ultima possibilità.
Con la fronte imperlata di sudore ho rilanciato.
Ho gettato nell’etere altre 250 email di richiesta di prenotazione.
Più o meno verso ogni struttura ricettiva del centro Italia.
Dopo un’oretta decido di tornare su gmail.
Palpitazioni e sudore freddo.
Faccio “check mail”.
Ci sono, fra le altre cose lavorative (che ovviamente ignorerei anche se si trattasse della commissione di un progetto di un nuovo grattacielo a New York) alcune risposte.
Eccola. La vedo. E’ lei.
Lo sento.
La apro.
“Gentile signora siamo lieti di comunicarle che abbiamo disponibilità di posti per lei e suo marito per le date da lei richieste. Anche il cane sarà il benvenuto”.
Siano lodate tutte le divinità Shintoiste messe insieme!
Tiro un sospiro di sollievo e faccio mente locale realizzando che non mi pare il caso di andare con maglioni di lana e felpe; mi punge vaghezza che dovrei effettivamente tirar giù dal reparto estivo un paio di infradito e due costumini. Per la primissima volta in vita mia (ha del miracoloso) affronto il cambio di stagione col sorriso.
Ma poi ripensandoci: e meno male che c’è la crisi!!
Sennò che dovevo fare per trovare un agriturismo libero??! Andare in Nepal?!?
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In seguito a risentiti giudizi (da parte del suddetto protagonista del post il quale si lamenta dell’effettochefa letto dal di fuori) e anche in seguito ad un mea culpa dovuto forse ad alcune battute salaci impreviste e a una mia visione della realtà senza mezze misure, mi vedo costretta in un tunnel senza uscita: devo dare dettagli su di lui, l’onnipresente Homo.
Come ho letto da qualche parte, se non riesci ad uscire dal tunnel…arredalo.
E io lo arredo. Per me poi, niente di più facile!
Homo, prima di tutto, è quello che ho ancora difficoltà a presentare…
“Salve. Lui è…..
lui è il mio fid…
No. Riproviamo.
Ehm! Lui è il mio…rag…no.
Cazzo! mi fa ancora così strano ….ma si!
Lui è mio M-A-R-I-T-O ! Quasi quasi, ogni volta, mi scappa da ridere.
Homo, è in realtà l’esatto contrario di un Homo Sapiens; cioè, si, è vero che la storia delle bombe a mano e della narcolessia non è mica tanto esagerata, però in realtà, qui trattasi di persona sensibile e molto attenta…sennò mica me lo sposavo! Mica so’ scema io. Grazie.
Homo, magari è pure vero che non sa cucinare (anche se lui dice di si, ma in realtà nessuno lo sa, perchè non ha mai cucinato nulla al di fuori di una leggendaria – si mormora – pasta con filadelfia (!) che il “nostro” si vanta di aver persino inventato – gulp!); però è altrettanto vero che è super fantastico quando si prende cura degli innumerevoli amici che ci calano in casa in ogni quando.
Homo, è vero che non è il campione mondiale di ordine (potremmo chiamarlo l’anti-Furio …non so se mi spiego);
come dice Aldonsa (vedi barra laterale dei personaggi) è un dessastro esto ragasso, che desastro! Però lui è anche un super cervello creativo, che mi bombarda di stimoli professionali e non, che mi riempiono i giorni e i pensieri.
Homo, sarà pure vero che, come tutto il genere maschile cui appartiene, due coseinsiemenunlesaffàmancodipinto. Però quella che fa, in ogni ambito e contesto (capisciammè aumm, aummm), la fa da dio!
Insomma Homo come me e come tutto il resto del mondo, ha i suoi difetti, ma me lo sono sposato anche per quelli, e me lo tengo con gioia e con amore proprio così com’è.
….
….
BLEAH! mi si sono cariati i denti da soli….
Sarò mica diventata troppo sdolcinata?!
Chiedo Venia. Domani recupero e sarò cattivissima.
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